Selvapiana “il” Chianti Rufina

selvapiana chianti rufina

Pranzo in cantina presso la famiglia Giuntini

L’incontro tra me e Selvapiana è stato come quello tra Lorenz e l’oca Martina. Avete presente quello studioso scambiato dai pulcini per mamma oca alla schiusa delle uova?

I primi vini da me bevuti con cognizione furono proprio Chianti Rùfina Selvapiana e Riserva Bucerchiale di non so quale annate e segnarono un riferimento per il mio gusto negli anni a venire. Contribuì all’effetto il piccolo circo di persone che tuttora qui lavora ed abita e che ti conquista per umanità e semplicità, due su tutti il Dottor Giuntini, fondatore dell’azienda e persona di grande spessore sotto vari aspetti e Federico, suo degnissimo successore.

A parte questa premessa sdolcinata, ma sincera, qui ci si trova veramente a contatto con una delle realtà storiche della viticoltura toscana. L’ambiente non è glamour come in altre fattorie dedite all’enoturismo perché qui si mira principalmente al bersaglio grosso, il contenuto delle bottiglie. Un sano lavoro di vigna e di cantina permettono la conservazione delle caratteristiche classiche del Sangiovese della Rùfina quali la finezza e la bevibilità data dal clima fresco della zona, nonché l’attitudine al felice invecchiamento. Si aggiunge una nutrita scorta di bottiglie a partire dal 1948, come solo poche aziende in Toscana possono vantare e un proprietario dal cavatappi facile che alle degustazioni non si fa mai pregare per tirar fuori i gioielli di famiglia. Attorno ad una bella tavola imbandita con le leccornie dello chef Stefano del ristorante “Toscani da Sempre” a Pontassieve, insieme a Federico Giuntini, Andrea Poli e Sauro Rafanelli (rappresentanti commerciali di Selvapiana) e vari colleghi della ristorazione fiorentina diamo inizio alla danza dei bicchieri.

L’assaggio

Una bottiglia sperimentale di Pinot Nero proveniente dalla vigne che l’azienda coltiva nella valle di Pomino, dall’esito ancora indefinibile. Sicuramente più centrato il Villa di Petrognano realizzato con l’uvaggio storico della stessa zona (Sangiovese unito a merlot e cabernet).

Syrah in purezza alla seconda edizione, di bella finezza (io lo preferisco ai solidi Syrah di Cortona che attualmente dominano il mercato in Toscana).

Chianti Rùfina 2011 e 2010 e anche un 1990 per saggiare la longevità dei più semplici vini dell’azienda. Il vino di Federico si beve sempre a meraviglia, non a caso è questo Chianti che più serviamo a mescita al bar e sulle tavole della Bottega. L’unico difetto di queste bottiglie è l’attrazione magnetica tra il collo e il bordo del bicchiere.

Due annate di Fornace, l’etichetta “internazionale” a base di Sangiovese, cabernet e merlot di cui adesso mi sfugge il millesimo perché l’alcol cominciava a far effetto. Anche in questo caso emerge lo stile poco improntato agli effetti speciali, nonostante la struttura importante e l’uvaggio un po’ da turisti la Fornace è un ottimo vino e si beve senza stancarsi come spesso accade in questo tipo di prodotti.

Riserva Bucerchiale 1982 !!! Il Bucerchiale è il Sangiovese “cult” di casa Giuntini, con cui sono soliti mettere a tacere tutti gli invitati e confrontarsi con la stampa planetaria. Io non sono un particolare amante dei vini vecchioni, perché al di là del fascino dell’etichetta storica spesso si incappa in bevute troppo specialistiche, ma davanti a questi campioni chino la testa e ringrazio il mestiere che mi è toccato.

Vin Santo super piacione, senza i difetti tipici del genere, che scivola a cannella e chiude felicemente il pasto.

Per la cronaca Chianti e Villa di Petrognano viaggiano sugli scaffali delle enoteche attorno a € 9-11, Sirah e Fornace € 20-22 euro, Bucerchiale e Vin Santo € 24-25. Comprate a cuor leggero perché ognuna vale tutto il suo prezzo, anche di più.

Dopo solo quattro ore di pranzo ci alziamo neanche malconci, il lungo discorrere tra gente appassionata di vino ci ha fatto trascorrere un altro Lunedì formativo per l’anima e per il nostro lavoro di Bottegai.

Grazie di cuore a tutta la tribù Giuntini

Damiano, Lorella e Matteo

 

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